Grazie! Grazie!! Grazie!!!

Il Patagonia Bike 2020 è arrivato alla Fin del Mundo e con esso anche questo mio blog. Come consuetudine non posso chiuderlo se non prima ringraziare tutte le persone che hanno contribuito in qualche modo alla riuscita di questo splendido viaggio.

In primis la mia famiglia, Cristiana Benedetta e Pietro che da oltre un anno, anche questa volta, mi hanno supportato e sopportato nei lunghi preparativi. Insieme a loro abbiamo avuto modo di trascorrere alcuni giorni bellissimi in Patagonia che rimarranno per sempre nei ricordi familiari.

Un ringraziamento per l’organizzazione a Simone Clementi che mi ha preparato la bicicletta alla perfezione fornendomi in viaggio consigli per le riparazioni. Fabrizio Cortoni che mi ha messo a disposizione un cellulare utilissimo durante il viaggio. Andrea Coppola che mi ha organizzato la spedizione delle borse in Argentina.

Un grazie particolare agli amici ciclisti incontrati durante il viaggio; Alberto e Marco di Alba con cui ho pedalato una dozzina di giorni sulla Carretera Austral. Abbiamo condiviso momenti piacevoli, duri, piovosi, indimenticabili, freddi, divertenti, cabanas e cene arrangiate, il tutto sotto il segno di una vera amicizia. Piero di Torino che grazie al suo passo veloce è stato sempre in anticipo sul mio percorso fornendomi continuamente notizie e informazioni sullo stato delle strade e delle possibilità di alloggio. E i tanti ciclisti incrociati in tutti questi chilometri, Charles ciclista francese con la chitarra a tracolla, Roberto con la bici munita di kayak gonfiabile, Enzo brasiliano da 5 mesi in bici nel sud america, il “francese” che ci ha rotto le palle tutte le volte che lo incontravamo, Yak estone che dalle quattro di una ventosa mattina alla Leona ha fatto perdere le sue tracce, Davide mastro birraio a Trevelin di origine orvietana (il mondo è davvero piccolo) e molti altri con cui un saluto, due chiacchere, una stretta di mano hanno contribuito a rendere più facile il viaggio.

E un GRANDE grazie anche a tutti voi che mi avete seguito sui social e sul blog. Siete stati tantissimi, mi avete dato forza e non mi avete mai fatto sentire solo nel pedalare lungo la Patagonia. Mi scuso se tralascio qualcuno per errore ma grazie a

massimo abbate, rachele adanti, caterina adorno, roberto agostini, jyothi aimino, lorenzo alessandri, paola aloi, silvia altare, fabio altariva, nello amendola, valter andreini, corrado angeli, filippo antonelli, giorgio aprile, pietro arditi, giorgio aversa, cristina baglioni, dino bandini, daniele barbero, paola barendson, alessandro barone, sara basili, jenny battaglino, francesco belcapo, marcello berioli, claudio bernetti, francesca bernicchi, marta bernicchi, franca bertani, alberta fiacca bertolo, alberto bevilacqua, letizia bianchini, paolo bianchini, ivan bianconi, alessandro bissichini, bianca bya, antonio boco, alessandro boido, davy bonanno, luigi bonifazi, davide bonucci, lucia borchi, sara boriosi, chiara boschis, enrico brecci, luigi brumat, mattia brunetti, francesco bufalini, andrea busso, stefano busso, leonardo bussoletti, paolo caciorgna, paolo cambi, sandro camilli, maria helene canale, roberto canali, andrea capanni, cristina caporali, miriam caporali, antonella capriotti, giorgio carbonaro, marco carboni, pietro cassina, isabella ceccarelli, riccardo ceccarelli, chiara cecchinato, giovanni cenci, monica cerasari, emiliano cerasoli, gerardo cerroni, flaminia cesa, letizia cesani, cedric chauveheid, patrizia chiari, jeffrey chilcott, massimo chioccia, maurillio chioccia, nicola chiucciurlotto, valerio ciampani, gianpaolo ciancabilla, marina ciancaglini, marco ciarlora, chiara cima, lodovica cima, paolo cioci, antonio cione, pippo ciotola, drusiano cipriani, massimiliano ciriciofolo, giuseppina cirulli, simone clementi, craig cohon, filippo colandrea, domenico colombi, luciano concezzi, augusto contardi, maria barbara conti, olimpia conti, marco corbianco, jacopo cossater, emanuele costantini, roberta cotigni, riccardo cossu, barbara d’agapiti, daniele d’anna bortolotto, velia de angelis, giorgia de bastiani, stefania de carlo, michele de lellis, matilde de pellegrin, simona de vecchis, luca devigli, massimo dezi, dimitri dimadis, roy diner, antonio di spirito, alessandra di tommaso, maria d’orazio, antonio doria, luigi d’ottavio, edi dottori, maria cristina doveri, alessandro dubini, carolina dubini, caterina dubini, lodovico dubini, marianna dubini, nicolò dubini, tommaso dubini, giovanni ercolani, amy ezrin, maura fabbrini, il falco, giammarco falcione, fabrizio faleo, michele falvo, renzo fantucci, fed fed, paolo ferrara, roberto ferretti, orietta fiamma, marisa filigrani, luca filippetti, anna fiocchi, aldo fiordelli, massimo fiorenzi, cristian fioretti, cristina fiorini, maura firmani, davide fontanieri, mauro formiconi, mark fornatale, andrea franchetti, luca franchetti, benjamin franz, manilo frattari, fabio frizza, paolo frugoni, rossella fumi, riccardo gabriele, giuseppe gaggi, mara galli, carlo galliano, silvia galliano, marco gaudino, guillaume gelly, lionella genovese, romi gerosa, paolo giani, fabio giavedoni, marco giavoni, ivan giuliani, ezio gnisci, fabrizio grafeo, liliana grasso, lorenzo grasso, cristiano graziani, guglielmo graziani, marco grillo, gianluca grimani, gianni gulin, robert harlee, peter heilbron, diego herrera, marcella iacovelli, lara imberti, mariella izzo, asahi yokota, sariya jarasviroj brown, ag kay, nina kallio, ray kaushal chhetri, ulle kiirend, emanuele la barbera, fabrizio laloni, chrissie david lang, tavio laudisio, keith lauch, leonardo laureti, irina lavrichtcheva, agostino lenci, klaus lentsch, alessandro leoni, laurent licata, costas linardos, alessandro locatelli, alessio logi, paola longo, tamara maccherini, stefano macchioni, marco maccione, luigi maffini, federico maiolini, leonardo maiolini, cristian manca, pietro mancuso, mamta dalal mangaldas, luigi manganelli, alessandro manoni, pietro marchi, massimo marcucci, maurizio maresca, catia mariani, bruno marino, sabrina marinucci, elisa martini, claudia massa, enrico materazzo, martina materazzo, fabio mazzi, yris mejia, sally mc gill, antonella menciotti, alessandro meniconi, stefano menna, daniela meroni, manas mishra, giovanni milana, gabriella milita, valeria milita, vladimir misterka, maria antonietta mirabella, lorenzo misciattelli, carmine mitrone, aldemaro mocetti, grazia montalto, daniele montanelli, sabrina morami, franco morell, laura moretto, gianluca morino, alberto mutti, jacek navrot, gianni negroni, enrico neri, mariangela nieddu, masayoshi noguchi, gianfranco nucci, alessia occhipinti, esmeralda oggioni, fabio orrù, maurizio ortuso, guido orzalesi, pasquale pace, daniele palini, paola palmieri, alberto paltrinieri, gennaro pannozzo, carlo papini, alberto pardi, giovanni rosario parisi, milena pavlovic, moreno peccia, stefano pelorosso, aivar pent, gianluca pepe, marco pescarmona, andrea petrangeli, luigi Petrangeli, federico petrini, filippo peppucci, gregory perrucci, maurizio pescari, barbara pezzato, sara pieretti, gianluca piernera, gabriella pizzolato, matilde poggi, cristina polinori, giancarlo polito, antonella pompili, paola porcari, nani prampolini, aldo prosperini, bruno prosperini, giampiero pulcini, alessandra rabitti, mauro rastelli, ilaria ricci, fulvio rimini, piero rivoira, daniela rocca, herry root, filippo ronco, luca rosati, giacomo rosati, giampiero rosati, marco rosati, massimo roscia, catia rossi, flaviano rossi, giuseppe rossi, marco rossi, todd ruby, giovanni ruggeri, giuseppe russo, yelena sakic, san filippo, paolo sandri, carlo santi, saura santi, barbara santilli, luciano sassara, hilije savolainen, luca sbarra, elisa scavino, andrew shapiro, maximilian schweisfurth, michela sciurpa, luigi scribani, maurizio sillitti, letizia simoncini, suman singh, michael skurnik, pamela sgombra, ruta smilgyte, marilisa spirito, bill steiner, kristin steiner, costanza stabilini, dusanka stojakovic, carlo tabarrini, pietro tagliabue, davide tanganelli, elisabetta tappi, daniele tedeschi, maria teresa terry savo, gianfranco timpano, maria flavia timperi, iolanda tinarelli, roberta tinarelli, anna tosi, paolo trappolini, rocco trazzuola, carla trimani, loredana turreni, massimo ubaldini, francesca valentini, silvia valentini, valentino valentini, inge van buggeneim, bella van dalen, federico varazi, maria grazia venanzi, vieri venturi, laura verdecchia, costantina vocijno, alex wang, larissa wilson, flavio zambelli, fabio zanzucchi, nicolò zavattoni, assunta zelli, carlo zucchetti, giorgio zurli, leon zwecker.

Grazie! Grazie!! Grazie!!!

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Arrivato!

Le previsioni davano pioggia e forte vento contrario ma invece la mattina è calma e soleggiata. Mancano 104 chilometri a Ushuaia ovvero alla fine del mio viaggio.

C’è voglia di pedalare con scioltezza, di godersi questi ultimi chilometri con tranquillità e la strada lo acconsente anche con una bella salita al Paso Garibaldi e la conseguente discesa verso Ushuaia.

Penso a questo viaggio anzi a questi due viaggi perché la Carretera fino a El Chalten ha attraversato luoghi fantastici, boschi, fiumi, montagne, ghiacciai

e dopo è iniziato un secondo viaggio nella Patagonia del Sud, steppe infinite, cieli opprimenti, rettilinei senza fine. 2800 chilometri in una natura di rara bellezza che non potrò mai dimenticare.

Un tragitto scandito dal vento e dal ripio, dalla fatica e da incontri piacevoli, un viaggio che forse non avrei mai pensato di riuscire a realizzare. Ma invece Ushuaia è raggiunta e con essa la fine del mondo come recita il segnale.

Una grande soddisfazione perché al di là dell’aspetto fisico e ciclistico un viaggio così ti mette alla prova dentro di te, scopri lati che nella vita quotidiana non emergono, capisci i tuoi limiti, il tuo senso di adattamento, la sfida continua. Adesso non rimane che godersi tre giorni di riposo prima di tornare a casa.

Paso San Sebastian, Rio Grande, Tolhuin

La lunga pedalata di ieri mi permette di pensare che se non ci saranno inconvenienti fra tre giorni raggiungerò Ushuaia.

Oggi tra le due frontiere ho pedalato gli ultimi 15 chilometri di ripio di tutto il percorso, uno dei fattori determinanti insieme al vento di questo viaggio; forse un pò mi mancherà.

95 chilometri di strada dritta fino a Rio Grande grosso centro abitato della Tierra del Fuego dove aerei in posa sfrecciante sono posti all’ingresso della città per ricordare la vittoria nella guerra per le Isole Malvinas che sono al largo della costa.

Solo una mezza giornata di riposo per un pò di spesa e di relax per continuare domani fino a Tolhuin pedalando 110 chilometri in favore di vento con buona media oraria e una pedalata molto facile. Restano gli ultimi 100 chilometri!

Da Porvenir a Paso San Sebastian

Mancano meno di 500 chilometri alla fine del Patagonia Bike 2020, ancora 4 o 5 giorni di bici, dipende dal vento. Una volta raggiunto Rio Grande potrò iniziare a pensare di essere quasi arrivato ma i 240 km. che dovrò percorrere da Porvenir sono quelli che decideranno. 100 di ripio poi 40 di asfalto fino alla frontiera cilena poi 15 di nuovo di ripio fino a quella argentina per finire con 95 di pavimentos.

Ho scorte di cibo e acqua per poter fermarmi per la notte lungo la strada ma sarà il vento previsto in senso contrario che deciderà la durata del percorso. Il ripio da Porvenir costeggia la costa dello stretto di Magellano e alle 7 del mattino l’aria è ancora calma col sole che fa capolino tra le nuvole.

La vista del mare con lo sfondo dall’altra parte dello stretto della Cordigliera di Darwin coperta di neve è uno spettacolo e pedalare in questo ambiente rigenera la mente. E’ metà mattina e come sempre il vento aumenta purtroppo dritto davanti a me; le raffiche che ti arrivano quando sei sugli strappi del ripio ti fermano di colpo e quando la strada gira leggermente il vento soffia di traverso spostando la bicicletta.

Mancano ancora 60 chilometri all’asfalto e le macchine che incroci alzano una nuvola di polvere che non puoi non respirare. Intorno la vegetazione è bassa spazzata dal vento, alberi nessuna traccia. Decido quindi di proseguire e di arrivare al primo posto dove poter trovare un riparo per la notte: Paso San Sebastian la frontiera cilena. Gli ultimi chilometri benchè asfaltati non finiscono mai, hai il rumore del vento nelle orecchie da 11 ore e anche il sedere non ne può più; tre fette di pane e miele fanno da carburante per gli ultimi 15 km.

Finalmente dopo 140 chilometri in lontananza si scorge un piccolo agglomerato di case, la frontiera, un miraggio! Trovo posto in un hostal insieme a motoclisti italiani e americani e la cena yankee a base di hamburguesa ridà spirito positivo a una giornata faticosa.

Porvenir, un bel giorno di sosta

Avevo salutato i miei a Puerto Natales perché avrebbero dovuto attraversare lo stretto di Magellano con un giorno di anticipo rispetto ai miei programmi ma la sorte ha voluto che il passaggio auto fosse disponibile solo nel pomeriggio del giorno successivo. Così arrivando anche io prima della partenza del traghetto ho approfittato di caricare la bici in macchina e pregando il supervisor di aggregarmi alla mia famiglia sono riuscito ad avere un biglietto passeggero, traversando lo stretto e arrivando nella Tierra del Fuego con un giorno di anticipo.

La cabanas Pulegan è molto confortevole e un giorno di sosta diventa importante prima di riprendere il viaggio verso Rio Grande. L’aria che si respira nel paese è tranquilla, davvero ci si sente verso la fine del mondo a anche la luna piena che sorge svela un lato mai visto per noi dell’emisfero nord. Una bella spesa al market e finalmente mi posso cucinare uno spago come dico io.

Ma oggi, sabato, a Porvenir c’è l’Asado Internacional della Tierra del Fuego una sorta di campionato mondiale dell’asado, una pecora cotta intera sulla brace.

L’ambiente sembra surreale, in un luogo fuori del paese raggiungibile con la più polverosa strada del mondo, in fondo a delle colline che riparano dal vento una quarantina di postazioni cuociono centinaia di pecore.

Uomini e donne in costumi tradizionali si sfidano per il miglior asado della Terra del Fuoco e una commissione con tanto di giudici necessariamente molto grassi e baffuti assaggiano pezzi di carne da tutti gli stand riportando il giudizio su una scheda di valutazione.

Intorno centinaia di cileni, famiglie, bambini, vecchi e giovani, fanno la fila per accaparrarsi cosce, costolette e pezzi di asado.

Tutti mangiano quantità impressionanti di carne. Il fumo della brace impregnato del profumo delle pecore che arrostiscono volteggia su tutto lo spazio interno.

Decine di banchetti che vendono artigianato locale sono posti all’esterno del ring dove è inserito anche un grande palco che ospita balletti folcloristici e band locali allietando la festa.

C’è da notare che da queste parti le razze non si sono mescolate molto, vista forse la distanza dal resto del mondo e le donne e gli uomini hanno tutti la stessa fisionomia, piccoli bassi e grassi, insomma non proprio degli adoni anzi direi tutti brutti.

Ma la situazione è molto simpatica e piacevole per restare a guardare con curiosità usi e costumi molto distanti e diversi da nostri e così il pomeriggio di Porvenir vola via. Stasera a letto presto, domani si ricomincia a viaggiare, mi aspettano giorni impegnativi.

Da Puerto Natales a Punta Arenas

Puerto Natales è una cittadina cilena affacciata su una delle tante insenature che l’Oceano Pacifico forma da queste parti, meta di tanti turisti che fanno base per visitare il parco del Paine. Parto di buon ora salutando i miei che da oggi proseguiranno il viaggio in macchina.

Oggi mi aspetta una lunga pedalata per arrivare a Villa Tehuelces unico posto vissuto da umani sulla strada per Punta Arenas poi domani si continua a destinazione.

Quando ho preso informazioni sul viaggio sapevo che da queste parti la pianura è sconfinata e le strade avevano connotati di lunghe strisce che la solcavano ma mai avrei pensato a tanto. Giorni fa avevo incontrato lunghi rettilinei asfaltati dopo El Chalten e un senso di sconforto mi aveva preso nel pedalare senza vedere la fine. Ora mi sono abituato e addirittura vedere davanti la striscia gialla infinita mi da un senso di appartenenza a questa parte della Terra.

E’ cambiata la prospettiva anche quella di essere in bicicletta; di solito la strada davanti diventa un punto di orizzonte che scandisce la distanza; le curve e i tornanti ti fanno capire dove sei e dove stai andando, qui invece la strada è solo una striscia di asfalto che serve ad arrivare, non sai dove sei e se non guardi il navigatore sei perso nel nulla. Le nuvole sembrano batuffoli di cotone appesi con fili trasparenti e guardando l’orizzonte dalla prospettiva che danno al cielo azzurro ti fanno capire che la terra è tonda.

Non si pensa più alla strada, al percorso, si pensa solo che dopo un tot di chilometri arriverai a destinazione. Non si fanno previsioni di tempo, il vento può girare in un attimo e la striscia asfaltata che prima scorreva sotto le ruote con facilità sembra diventare improvvisamente appiccicosa.

Il contachilometri segna 145 ci dovremmo essere e infatti dietro al lungo dosso si intravedono le poche case di Tehuelces. La signora dell’unico lodge del paese mi da la camera, prende i 12000 pesos e sparisce per sempre lasciandomi con la compagnia dell’enorme cane San Bernardo.

Una bella doccia calda una bibita fresca alla caffetteria e poi….. poi niente; alle 20 Villa Tehuelces diventa un posto di fantasmi, nessun umano in strada, nessun modo di mangiare qualcosa. Non rimane che prepararsi una bella zuppa di pomodoro liofilizzata sotto lo sguardo incuriosito del cane.

Domani mattina si riparte, altri 100 chilometri un pò noiosi per arrivare a Punta Arenas.

Torres del Paine

Quattro giorni indimenticabili in uno dei paradisi terrestri. Ho lasciato la bicicletta, in verità una ottantina di chilometri me li sono fatti per spostarmi di Cerro Castillo a Rio Serrano, e insieme ai miei abbiamo cercato di visitare il parco il più possibile; forse un mese non basterebbe per camminare tutti i sentieri e raggiungere luoghi lontani ma quattro belle escursioni favorite da un meteo quasi perfetto ci hanno riempito gli occhi e l’anima della bellezza unica che la natura sa dare. Aggiungo solo delle fotografie con didascalia dei luoghi.

Le Torri del Paine e il lago sottostante
Le Torri del Paine
Guanacos
Lago Azul
Guanaco al lago Azul
El salto grande
Los Cuernos del Paine
Los Cuernos e la Punta Bariloche
Selfie familiare
Lago Grey con lo sfondo del ghiacciaio
Ansa del lago Grey

Da Tapi Aike a Cerro Castillo

La notte passata nel container è trascorsa tranquilla, i tanti chilometri di ieri hanno conciliato il sonno; la colazione nella cucina di Damian in uno stretto spagnolo (lui) e un impossibile spagnolo (io) serve a iniziare la giornata in modo divertente e dare energia.

Si riparte ma il vento è forte e contrario, una sensazione di difficoltà mi prende subito e anche la pioggia che inizia a cadere peggiora la situazione. Pedalo male, con fatica e poca voglia, fortunatamente ieri ho proseguito sul ripio altrimenti oggi sarebbe stato molto molto difficile arrivare. Ma alla fine mi metto l’anima in pace e arrivo alla frontiera. Il poliziotto argentino è incuriosito dalla mia bici e un pò di chiacchere mi permettono di riempire le borracce di acqua potabile; la poliziotta cilena invece è abbastanza scontrosa ma con le chiacchere riesco anche a farmi offrire una banana sequestrata ad una coppi di turisti (in cile non si può far entrare nessun tipo di alimento fresco).

La Estancia Dos Elianas è molto accogliente e reale nella valle segnata solo dalla lunga striscia di strada; i miei arrivano in auto e da domani inizieranno quattro giorni di escursioni in uno dei posti naturali più belli al mondo il Parco Torres del Paine.

Da El Calafate a Tapi Aike, 166 lunghi km.

Il viaggio continua, dopo l’escursione fantastica al Perito Moreno devo ripartire, mi aspettano due giorni e circa 250km per raggiungere il parco del Torres del Paine. Cristiana, Benedetta e Pietro invece hanno in programma oggi la navigazione del lago Argentino fino al ghiacciaio Upsala e domani ci incontreremo di nuovo a Cerro Castillo.

Il paesaggio è cambiato, alle verdi montagne della Carretera ora sono contrapposte immense distese di pianura, la steppa cilena patagonica. Lunghi rettilinei senza fine davanti a me, poco traffico e fortunatamente il vento prevalentemente arriva alle spalle; un senso di solitudine ogni tanto interrotto dalla vista di un branco di guanacos che ti guardano con curiosità o bovini allo stato brado.

Il salitone di 20 chilometri che mi aspetta dopo 50 chilometri mi mette pensiero ma un pò il vento favorevole un pò la vista delle Ande lontane me lo fanno superare con felicità. La strada diventa pianeggiante e il vento spinge;

El Cerrito arriva dopo 99 km. e in anticipo sulla tabella di marcia. Avevo programmato di dormire qui nel posto fisso AGVP, un sito provinciale dedicato a emergenze su strada ma in questi casi vale sempre il detto “un chilometro pedalato in più è uno in meno da fare domani”.

Decido di continuare anche se mi aspettano 67 km. di ripio in pessime condizioni ma il tempo è buono e il vento è calato un pò. La RP7 è una lunga striscia sterrata che attraversa con continui saliscendi una zona completamente disabitata; pietre incastonate nel terreno fanno saltare di continuo bici, bagaglio e sedere, un supplizio che si interrompe al momento di una foratura.

Sei solo in mezzo al nulla, sai che non passerà nessuno per le prossime ore e smontare bagaglio, ruota, copertone e riparare la camera d’aria non è proprio la migliore cosa che desideri, ma è così è il viaggio. Al vecchio posto di polizia abbandonato incontro una coppia di ragazzi argentini in tandem, la ragazza pedala sdraiata davanti al manubrio, il ragazzo pedala guida e frena. E’ sempre bello incontrare qualche ciclista, ci si scambia informazioni sulla strada, sul viaggio, in fondo un modo per non sentirsi soli.

Gli ultimi 30 km sono davvero tosti, il ripio peggiora non si riesce a trovare una linea migliore dove passare, anche il vento aumenta e adesso è davanti. Undici ore dopo la partenza finalmente arriva Tapi Aike, in realtà un incrocio tra la RP7 e la Ruta 40.

Presenza di un distributore di benzina, di un posto di polizia e di un posto fisso AGVP unico ricovero per la notte. Damian, il gestore mi fa “accomodare” nel container adibito a dormitorio; una doccia calda e la sua cucina per prepararmi la cena mi fanno dimenticare i lunghi 166 chilometri di oggi.